L’immagine che vedete è la raffigurazione dei 17 obiettivi dell’agenda 2030, sono obiettivi assegnati ai Governi nazionali per realizzare un sistema di SVILUPPO SOSTENIBILE, in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Ogni obiettivo ha, poi, delle tappe intermedie che indicano le diverse azioni da mettere in campo per poterli raggiungere e danno indicazioni anche a noi cittadini. Gli obiettivi si dovrebbero raggiungere entro il 2030!
E’ un programma ambizioso, la cui realizzazione comporta un cambiamento di paradigma nell’approccio alle varie questioni sociali, partendo da un’idea diversa dei nostri destini ultimi.
Una visione di futuro che lo scultore Maurizio Vannucci ha rappresentato in questa tecno-scultura esposta nel museo Guggenheim di Venezia.

Changing Place Cambiando il luogo
Changing Time Cambiando il tempo
Changing Thoughts Cambiando i pensieri
Changing Future Cambiando il futuro
I 17 obiettivi sono interdipendenti, come lo deve essere l’azione politica e poi il comportamento dei singoli cittadini. L’agenda 2030 è stata adottata tenendo conto di questo principio olistico:
OBIETTIVO N.1 – SCONFIGGERE LA POVERTÀ
OBIETTIVO N.2.- SCONFIGGERE LA FAME
OBIETTIVO N.3 – SALUTE E BENESSERE
OBIETTIVO N.4 – ISTRUZIONE DI QUALITÀ
OBIETTIVO N.5 – PARITÀ DI GENERE
OBIETTIVO N.6 – ACQUA PULITA E IGIENE
OBIETTIVO N.7 – ENERGIA PULITA PER TUTTI
OBIETTIVO N.8 – LAVORO DIGNITOSO
OBIETTIVO N.9 – INNOVAZIONE
OBIETTIVO N.10 – RIDURRE DISUGUAGLIANZE
OBIETTIVO N.11 – COMUNITÀ SOSTENIBILI
OBIETTIVO N.12 – CONSUMI RESPONSABILI
OBIETTIVO N.13 – LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
OBIETTIVO N.14 – VITA SOTT’ACQUA
OBIETTIVO N.15 – ITA SULLA TERRA
OBIETTIVO N.16 – PACE E GIUSTIZIA
OBIETTIVO N.17 – PARTENARIATO INTERNAZIONALE
Come si può notare, gli obiettivi dell’agenda sono tutti di natura sociale, compresi il gruppo tra 11 e 15 che, pur avendo più attinenza all’ambiente, hanno anch’essi ricadute e necessità di interventi di politica sociale. Per cui ci si può chiedere cosa c’entra la tutela dell’ambiente! C’entra, per il semplice fatto che l’ambiente è una questione sociale i cui fondamenti sono riconosciuti e tutelati nella nostra Costituzione e questo obbliga ad affrontare i problemi in un’ottica di ecosistema-natura che comprende anche l’uomo.
Dopo la scoperta della pila atomica, quando le sue applicazioni si sono orientate verso l’uso dell’energia nucleare per scopi bellici, conclusosi con il lancio delle due bombe atomiche su Nagasaki e Hiroshima, si prospettò la minaccia di una guerra nucleare; nel 1967 il grave incidente petrolifero di Torrey Canyon, nel golfo del Messico; il disastro Love Canal nel 1978; nel 1979 vi fu il primo incidente nucleare a Three Miles Island; quello di Chernobyl nel 1986. Incidenti che suscitarono forti tensioni nelle popolazioni locali, soprattutto negli strati sociali più deboli e più colpiti dai danni: dalla salute umana, all’esaurimento delle materie prime, all’ingombrante accumulo di rifiuti, ai danni specifici derivanti dall’industria chimica. Questi disastri, dovuti all’attività umana, si sono aggiunti a quelli naturali, rafforzando l’idea che l’ambiente è una minaccia e il persistere del timore del rischio. Ma questa situazione genera il paradosso di una relazione conflittuale ambiente-società: l’ambiente, con le sue bizzarrie fa paura alla società che con le sue aggressioni lo danneggia, creando le condizioni per il verificarsi del disastro ambientale!
Come si esce dal paradosso? La strada c’è e la indica la sociologia che ha un diverso approccio al problema, studiando il complesso rapporto tra ambiente e società considerati un ECOSISTEMA NATURALE.
È indubbio che l’ambiente necessita di tutela, ma con quali mezzi? La sociologia ritiene che sia necessaria la ricerca di una prevenzione efficace, diretta ad evitare o ridurre il rischio che un evento pericoloso si verifichi, e, contestualmente, la ricerca di un equilibrio tra una maggiore uguaglianza sociale ed una ragionevole riduzione di produzione e consumo. È l’equilibrio su cui si fonda il concetto di SVILUPPO SOSTENIBILE. Lo scopo dell’AGENDA 2030 è la ricerca di questo equilibrio. Per cercare di raggiungerlo l’ONU, autore dell’AGENDA 2030, ha nominato sette ambasciatori per mobilitare città, regioni, aziende, investitori e cittadini per realizzare gli obiettivi 2030 con due campagne promozionali : <<Corsa verso lo zero>> e <<Corsa verso la resilienza>>, con lo scopo di garantire ai quattro miliardi di persone più a rischio di resistere agli effetti del cambiamento climatico e di vivere nell’ABBONDANZA SOSTENIBILE, in un mondo a zero emissioni, senza sfruttare e sprecare risorse limitate, onde evitare che i danni più gravi li subiscano gli strati sociali più poveri e le popolazioni delle nazioni meno progredite che, tra l’altro, sono le più aggredite da sfruttamenti delle risorse naturali. È evidente che questo obiettivo potrà essere raggiunto se noi umani saremo capaci di mettere un freno alla nostra agendivita’ e se si rafforza il patto sociale di solidarietà tra popoli che, invece, sembra venuto meno, soprattutto se guardiamo ad uno dei principali obiettivi dello sviluppo sostenibile: il n.2 sconfiggere la fame nel mondo. Secondo l’ultimo rapporto della <<RETE mondiale contro la crisi alimentare>> nel 2030 vi saranno ancora 670 milioni di persone che soffriranno la fame, 8% della popolazione mondiale, una situazione invariata rispetto al 2015, anno in cui è stata pubblicata l’agenda 2030. Le cause profonde delle crisi alimentari <<…sono il risultato di numerosi fattori che si influenzano a vicenda: nel 2021 le principali cause dell’aumento dell’insicurezza alimentare sono state:
- conflitti (principale fattore, che ha fatto precipitare 139 milioni di persone di 24 paesi/territori nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta, in aumento rispetto ai circa 99 milioni di persone registrati in 23 paesi/territori nel 2020). Con il paradosso che a causa dei conflitti si soffre la fame che, a sua volta, genera conflitti, perché nessuna causa come la fame è foriera di rivoluzioni, controrivoluzioni, cambiamenti sociali.
- eventi meteorologici estremi (oltre 23 milioni di persone in 8 paesi/territori, rispetto ai precedenti 15,7 milioni di 15 paesi/territori);
- crisi economiche (oltre 30 milioni di persone in 21 paesi/territori, in calo rispetto agli oltre 40 milioni di individui registrati in 17 paesi/territori nel 2020, soprattutto in seguito alle ripercussioni economiche della pandemia COVID-19), dai conflitti alle crisi ambientali e climatiche, dalla recessione economica alle crisi sanitarie, in un contesto di diffusa povertà e disuguaglianza>>.
Purtroppo, mentre sarebbe necessario un finanziamento per aiutare i paesi poveri a fronteggiare le variazioni dei prezzi, assistiamo, invece, al mancato impegno assunto nel 2009 dai paesi ricchi: aiutare con 100 miliardi annui i paesi poveri per realizzare le opere di costruzione e/o adeguamento di infrastrutture idonee per attenuare i danni dovuti ai cambiamenti climatici, altro fattore determinante delle crisi alimentari. Nel 2020 gli aiuti hanno raggiunto solo 70 miliardi, mentre non si fermano gli aumenti per le spese militari! In più, per una parte dei 100 miliardi dovrebbero contribuire anche i paesi più poveri che a causa della loro povertà non sono in grado di dare alcun contributo. In ogni caso, è giusto chiedere un contributo a paesi che il danno non lo hanno prodotto ma subito? Come dato storico, maggiori produttori di anidride carbonica sono stati gli USA per il 27%, l’Europa per il 24%, la Cina oggi è il paese con maggiori emissioni. L’Africa ha contribuito solo con il 2%! Per giunta, i contributi ai paesi più poveri sono erogati in maggioranza sotto forma di prestiti, finendo, così, per aggravare la loro già precaria situazione economica.
Inoltre, la ricerca di un equilibrio tra una maggiore uguaglianza sociale ed una ragionevole riduzione di produzione e consumo ha generato notevoli preoccupazioni nel mondo industriale, soprattutto nelle grandi società estrattive e in quelle del settore di produzione della plastica di consumo che, tutte, si sono attivate in un’opera di disinformazione, con l’intento di mettere in dubbio i risultati delle ricerche scientifiche e, d’altra parte, di attribuire la responsabilità dei danni ambientali al solo comportamento di noi cittadini: è la cosiddetta colpa ecologica: è mia la colpa del degrado e del danno se butto la bottiglietta di plastica dove capita, mentre ne è esentato chi mi mette in mano la bottiglietta.
La sociologia ambientale da indicazioni per l’adozione di provvedimenti idonei a ridurre le disuguaglianze, stabilisce un legame tra ecologia e ingiustizia. «Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri»(da enciclica “Laudato Si”); parla di ecosistema naturale e ha il grande merito di avere riscoperto l’interdipendenza degli esseri che hanno gradualmente costituito il mondo in cui ci troviamo, quei modi antichi di approccio dell’uomo con la natura circostante, ora assurti al rango di valori, cioè il rapporto dell’uomo con la natura non può più essere di tipo antropocentrico dominante, ma basato, come era una volta, su un legame di interdipendenza tra le diverse specie viventi, vegetali ed animali(tra questi noi esseri umani) in uno spazio/tempo rappresentato da quella porzione di territorio che è il nostro PAESAGGIO, luogo identitario. Non è più la <<…Terra ca nun sentiCa nun voi capiriCa nun dici nentiVidennumi muririTerra ca nun teniCu voli partiriE nenti cci duniPi falli turnari…>> di Rosa Balistreri, ma è la TERRA che grida e ci interpella.
Ha sfatato anche un altro mito: quello di credere che la tutela dell’ambiente sia possibile con la tecnologia. Oggi si è affermato il principio che la natura debba essere tutelata e curata mediante soluzioni basate sulla natura stessa, dette NBS, che prevede lo studio dei diversi problemi in modo non parcellizzato ma in un’ottica olistica dei fenomeni ecosistemici.
Il giudizio sulla bontà dell’agenda 2030 non è unanime. I contrasti nascono dalla interpretazione che si dà al suo scopo fondamentale: quello di consentire di raggiungere un modello di sviluppo sostenibile che ha, (come già detto), lo scopo di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Comunque, sempre in un’ottica di sviluppo, cioè di consumo di energia e materie prime.
Attorno al concetto di sviluppo sostenibile si sono formate le schiere dei detrattori e dei sostenitori: i primi con la bandiera della distopia della decrescita felice, i secondi sotto quella dell’utopia di poter continuare a produrre ai ritmi attuali, riducendo il consumo di materie prime. In ogni caso, ci viene chiesto che l’altra parte del mondo, quello più sviluppato, faccia sacrifici per ridurre i propri consumi e cambiare i suoi stili di vita. È l’utopia del mondo solidale che, paradossalmente, ha bisogno della distopia della decrescita felice. A mettere d’accordo distopia e utopia ci pensano i risultati dei rilevamenti statistici su come la pensiamo in proposito: gli italiani sono favorevoli alla sostenibilità per un misero 22%(trend costante negli ultimi 5 anni); va meglio tra i giovani, più 38%. Quanto a disponibilità a rinunciare a stili di vita consolidati e a beni di consumo, compresa la riduzione di sprechi alimentari, in una percentuale che va dal -2 a -4%. Decrementi che dimostrano una tendenza all’egoismo.
Dunque, a che serve l’agenda 2030 se poi l’azione politica dei governi, già di per se insufficiente per ottenere i risultati attesi, non è seguita dai comportamenti personali dei cittadini? Di sicuro è servita per rendere di moda la sostenibilità e il greenwashing, l’imbroglio del lavaggio verde. È difficile convincere alla rinuncia di benessere e comodità conquistati, soprattutto a favore di un mondo considerato lontano, i cui abitanti, peraltro, dovrebbero rinunciare o, nella migliore delle ipotesi, ritardare a raggiungere l’agognato traguardo di vivere nell’ABBONDANZA SOSTENIBILE.. A realizzare un mondo così solidale non c’è riuscito neanche il Cristianesimo dopo tremila anni di impegno quotidiano!
Possiamo dire che l’agenda 2030 è la ricerca di un possibile e giusto compromesso, quantomeno per allungare i tempi dell’arrivo del disastro e per garantire a noi viventi attuali condizioni di vita migliori, eliminando sprechi, abbandoni e rifiuti ma, soprattutto, in una società più uguale. Un lento cammino a piccoli passi.
Comunque la si pensi, per noi soci CAI, che abbiamo scelto di essere testimoni e attivisti ambientali, è necessario agire con impegno e coerenza per realizzare quegli obiettivi che ci riguardano più da vicino, uno sforzo in più in aggiunta ai doveri di essere cittadini attivi e responsabili. Ma come possiamo farlo concretamente? In modo generico, orientando i nostri stili di vita ad una necessaria sobrietà dei consumi. Quello che possiamo fare più concretamente è prenderci <<cura>> del nostro territorio, tenendo conto delle sue specificità: cercare di influenzare e partecipare alla presa di decisioni che si riferiscono alle politiche pubbliche riguardanti l’ambiente; come sentinelle che rilevano e segnalano abusi; con azioni mirate quando è possibile rimediare a danni con il nostro diretto e immediato intervento; mai smettere di sensibilizzare i nostri stessi soci alla cura del nostro territorio. E non bisogna credere di poterlo fare da soli. È necessario attivare un processo partecipativo perché la complessità degli ecosistemi richiede più competenze, perciò è importante che le nostre sezioni facciano <<rete>> con altri gruppi e associazioni di promozione sociale e ambientale, proprio per un’azione coordinata su problemi diversi ma interferenti tra loro. La visione sistemica di un problema facilita la percezione della complessità delle relazioni trasversali e interferenti di ogni obiettivo, oltre a permettere di capire le contraddizioni e le controindicazioni di ogni azione che si vuole intraprendere. Ad esempio, rimanendo nell’ambito del contrasto alla fame, se si seguono i dati statistici relativi alla coltivazione, raccolta e preparazione del cibo, ci si rende conto delle contraddizioni che emergono e di come sia fuorviante l’idea che per risolvere il problema sia necessario ricorrere ad una maggiore produzione. Nella filiera del cibo esistono sprechi notevoli ai quali si aggiunge lo spreco dovuto alle nostre abitudini di consumo. I dati più recenti relativi alla produzione agricola mondiale dimostrano che gli attuali volumi di produzione potrebbero soddisfare le esigenze alimentari di ben 12 miliardi di persone, se si attenuassero i tre fattori di maggiore causa delle crisi alimentari. Una realtà che ci invita a promuovere e sostenere progetti per produzioni agricole non intensive ma più sostenibili. Ci invita anche ad attivarci affinché il cibo non consumato venga distribuito a chi ha bisogno, mettendo in atto la nostra natura di volontari partecipi di una comunità di volontari.
Francesco Quattrone (ORTAM Sez. CAI “Pino Aversa” – Verbicaro)
NOTE BIBLIOGRAFICHE
Sull’AGENDA 2030, e SVILUPPO SOSTENIBILE, esiste una ricca bibliografia a cura di ASVIS (alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). In questo link tutto sugli obiettivi per lo sviluppo sostenibile
– Per la sociologia ambientale il riferimento è alla lezione <<Cosa è la sociologia ambientale>> tenuta dalla prof.ssa Ilaria Beretta(Università Cattolica del Sacro Cuore- ASA: Alta Scuola per l’Ambiente)in occasione del corso on line di “Sociologia dell’ambiente” svolto a cura di Dario Minervino della Università Federico II di Napoli.
I links 1) e2) danno un’idea concreta di cos’è e cosa può fare l’economia circolare
I links 3) e 4) offrono informazioni su esempi(aziende) di economia circolare in Europa e sulla situazione in Italia;
- 3)-https://circulareconomy.europa.eu/platform/sites/default/files/100storie_def_web_pag_singole_25-05-18_1527247969.pdf
- 4)-https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/italia-del-riciclo-2020/
Il n. 5 rinvia al testo de Dlgs 116/2020 sull’ organizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti ai fini dell’economia circolare
- 5-https://www.pvcforum.it/pvc-hub/wp-content/uploads/sites/7/2020/11/D.lgs-116-del-2020
- Cosa sono gli NBS: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/periodici-tecnici/reticula/reticula-n-28-2021-numero-monografico
Ascolti e letture consigliate:
“La dolente bellezza”: un bel video sull’idea dantesca della terra
Vivere nella possibilità secondo Emily Dikinson:
https://drive.google.com/file/d/1dwloQaUpBRZQbZcF9pVJvtCOgj3dfFM8/view?usp=drivesdk
Barbara Mazzolai: “Il futuro raccontato dalle piante”; ed. Longanesi
Barbara Mozzolai: “La natura geniale” – ed.Longanesi
Antonio Pascale: “La foglia di fico” – ed. Einaudi
Stella Levantesi: “I bugiardi del clima” – ed Laterza
Simon L. Lewis, Mark A. Maslin: “Il pianeta umano” – Giulio Einaudi editori
Italo Calvino: la città invisibile (Mondadori)
Italo Calvino: Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città (Mondadori)
Joan Martínez Alier: Ecologia dei poveri. La lotta per la giustizia ambientale
