Il 26 novembre 2022 la CRTAM Calabria ha svolto una giornata di aggiornamento per gli ORTAM sul tema “L’uomo e le terre alte del Parco Nazionale del Pollino: alla scoperta degli agroecosistemi di un’area protetta”.
Il corso si è tenuto nella sede dell’Ente Parco Nazionale del Pollino nella città di Castrovillari e sono intervenuti la Presidente CRTAM Calabria, Mariuccia Papa che ha presentato l’iniziativa; Antonello Parrilla, ORTAM, ideatore e coordinatore del progetto, che ha moderato i lavori della giornata. Il primo intervento è stato tenuto dal Dott. Vincenzo Aversa, responsabile del servizio agrobiodiversità del Parco Nazionale del Pollino, con una relazione sulla “Conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità del Pollino” che ha messo in evidenza l’attenzione del Parco verso il mondo agricolo e verso il settore agroalimentare. Questo interesse si è tradotto in una serie di accordi e progetti con l’ALSIA (Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura) con lo scopo di individuare, caratterizzare e conservare l’intero patrimonio genetico di biodiversità agraria domestica presente sul territorio.
Le attività di conservazione dell’agro-biodiversità, dopo le prime fasi che hanno coinvolto il versante lucano del Parco, si sono strutturate e oggi riguardano tutto il territorio del Pollino con il coinvolgimento di numerose figure sia pubbliche (ARSAC) che private. Inoltre il relatore ha messo in evidenza l’importanza della costituzione della Comunità del Cibo, composta da varie figure presenti sul territorio (agricoltori custodi, enti pubblici, associazioni di produttori, aziende agricole, operatori turistici, scuole, guide del parco, ecc.) con lo scopo di valorizzare il patrimonio agroalimentare dell’area.
Il secondo relatore il Prof. Domenico Cersosimo, del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’UNICAL, ha centrato il suo intervento, dal titolo “La montagna e le aree interne tra marginalizzazione e nuove opportunità”, su una governance adeguata che possa essere decisiva per la rinascita delle aree interne e della montagna. Per invertire, ha sostenuto il professore, lo spopolamento ed il conseguente abbandono della montagna bisogna garantire alle comunità che vivono in queste zone i servizi essenziali indicati nell’istruzione, sanità e trasporti, migliorando la manutenzione del territorio caratterizzato dalla presenza di risorse ambientali di pregio e di beni culturali a rischio a causa dei processi di spopolamento.
Invece il prof. Luigi Blotta, docente dell’IPSEOA “K. Wojtyla” di Castrovillari, con la sua relazione sul cibo ci ha fatto capire come un piatto della tradizione è uno strumento identitario che ci lega alla propria terra, ai ricordi, alle storie di un territorio, ma che alcuni ingredienti di queste pietanze derivano da popoli lontani che hanno portato da noi i loro saperi attraverso un antico scambio culturale. La lezione del professor Blotta non si è limitata solo ad una parte teorica ma anche ad una esperienziale con la sua “mostra buffet”, che ha deliziato la maggior parte dei nostri sensi. Per questo bisogna anche ringraziare Vincenzo Todaro, assistente tecnico di laboratorio, che ci ha aiutato a gestire il buffet e ci ha offerto i vini della cantina “Tenute Ferrari” di Frascineto.
Dopo la deliziosa pausa pranzo è intervenuta la Dott.ssa Marianna Gatto, responsabile del servizio di promozione socio economica del Parco con la relazione dal titolo “Le attività di promozione del Parco”. Tra le numerose attività di promozione che il Parco fa del proprio territorio la dottoressa ha messo in evidenza la CETS, La Carta Europea del Turismo Sostenibile che è una certificazione che Europarc assegna alle aree protette. La CETS è uno strumento di governance partecipata il cui obiettivo è promuovere un turismo sostenibile nelle Aree protette in partenariato con tutti i soggetti interessati compresi gli operatori turistici locali. Per ottenere la CETS bisogna attivare vari processi che fanno diventare le aree protette dei “laboratori di buone pratiche” di sostenibilità.
Infine non potevano mancare le testimonianze di chi vive e lavora le terre alte del Pollino i cosiddetti agricoltori custodi, che conservano antiche varietà di frutta, ortaggi e cereali continuando una pratica agricola antica di secoli. Nel Parco Nazionale del Pollino “si diventa contadino custode per amore verso la natura, per preservare l’ambiente da coltivazioni intensive e conservare intatto l’ecosistema che lo caratterizza”. Abbiamo ascoltato con interesse le testimonianze di un rappresentante del Biodistretto dell’alto Tirreno cosentino e uno dei responsabili della Cooperativa Agricola Pollino Food Experience, Enrico De Luca, con la relazione dal titolo “Il fagiolo poverello tra tradizione e rilancio, un marcatore identitario culinario per lo sviluppo socio-economico del territorio.