La costituzione di un’area protetta sull’Isola di Ischia, sembra strano sottolinearlo, ma è un qualcosa di fondamentale dal punto di vista naturalistico, e non solo per il delicato ecosistema insulare, fortemente antropizzato, ma anche per le altre aree di passaggio e destinazione delle specie migratorie del mediterraneo, essendo questa un importante snodo per l’avifauna che dall’Africa si muove verso il nord Europa. L’isola, purtroppo, anche dopo il 1977, anno in cui fu abolita la caccia primaverile, è stata comunque un luogo di intensa attività di bracconaggio che si è però ridotta gradualmente grazie alla sinergia tra le forze dell’ordine e associazioni come l’ARCI caccia e il CABS (Committee Against Bird Slaughter) ma soprattutto grazie alle GPG del WWF Italia che, con un’attività trentennale di controllo del territorio, hanno sensibilmente ridotto illeciti e reati venatori e attuando un importante effetto di deterrenza nei confronti dei bracconieri più ostinati ed entrando inoltre in sintonia con la popolazione locale e con gli stessi cacciatori che hanno visto nelle guardie venatorie del Panda un valido alleato per il ripristino e il rispetto della legalità nell’Isola Verde. Premesso ciò, anche come CAI non possiamo che accogliere favorevolmente, se non con entusiasmo, l’iniziativa messa in atto dalla Sottosezione di Ischia e Procida, che da anni porta avanti con i suoi soci le tematiche ambientali del sodalizio e che solleva finalmente la questione parco in modo ufficiale e allargato e che speriamo sia anche produttiva. Un’area protetta non è, e non deve essere considerata, un limite allo sviluppo economico locale ma senz’altro tutela dell’ambiente e promozione dello stesso e del territorio in tutte le sue forme, perché un ambiente protetto è anche un fondamentale attrattore turistico per l’isola tutta e lo sarà, ove mai ce ne fosse bisogno, anche per i suoi prodotti. Del resto, se per trent’anni i volontari del WWF sono puntualmente venuti ad Ischia per il loro campo antibracconaggio, avranno pur sempre mangiato e dormito qui, lasciandovi non solo un retaggio etico, ma avranno anche alimentato l’economia locale in modo cospicuo e duraturo. Ecco quindi che anche un turismo, realmente sostenibile, quello naturalistico, quello che frequenterà quei luoghi tutto l’anno, potrà mettere in atto quella complementarità tra tutela e sviluppo, tale da accontentare tutti e che senz’altro non potrà essere realizzata dalla persistenza e la criminalità di una caccia di frodo che vedrebbe il suo definitivo tracollo con la costituzione di un parco. Non dimentichiamo poi il danno che il bracconaggio apporta al sensibile turismo straniero, fondamentale in questi luoghi naturalmente vocati all’accoglienza ma frustrati da chi vuol vedere ancora un bene collettivo come una proprietà privata. Ricordiamo quindi che noi del Club Alpino Italiano siamo un’associazione ambientalista e che pertanto la tutela dell’ambiente non fa solo bene alle tasche degli ischitani ma anche alla loro salute e a quella del pianeta, sempre più globalizzato anche dal punto di vista della salvaguardia della natura, a causa della contiguità delle altre aree protette della costa campana e del resto del Mediterraneo.
Quando scrivo, lo faccio perché sono della vecchia scuola, lo faccio con cognizione di causa, parlo e scrivo con la dignità di chi ha visto e toccato con mano ciò […]
Ancora una volta ci troviamo davanti alla mistificazione di ciò che è, o quanto meno, dovrebbe essere un’area protetta e ancora una volta nel Cilento. Dopo la controversa strada asfaltata […]
Quando scrivo, lo faccio perché sono della vecchia scuola, lo faccio con cognizione di causa, parlo e scrivo con la dignità di chi ha visto e toccato con mano ciò […]
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