Montagna da tutelare: escursione TAM Lazio del 5 Luglio 2015
Si è svolta domenica 5 Luglio la Manifestazione organizzata dalla Commissione Regionale TAM del Lazio per sensibilizzare i Soci alle problematiche legate alla realizzazione ed alla presenza degli impianti sciistici di risalita nelle località montane dell’Appennino, ed in particolare sul loro impatto sul delicato ecosistema montano ed in termini di deturpamento del Paesaggio.
Un’ottantina di Soci provenienti da varie sezioni CAI del Lazio (tra cui ricordiamo quelle di Amatrice, Cassino, Monterotondo, Rieti, Roma, Tivoli e Viterbo ) si sono dati appuntamento alle ore 9 nella rinomata località abruzzese di Ovindoli per poi trasferirsi nel punto di inizio dell’escursione, presso il parcheggio Dolcevita, adiacente gli impianti di risalita del Monte Magnola;
da qui, attraversando gli splendidi paesaggi offerti dai pascoli montani che circondano la ridente cittadina è iniziata la costante ascesa che Li ha portati al valico di Vado Ceraso , da cui è stato possibile rivolgere lo sguardo agli estesi Piani di Pezza, località rinomata principalmente per la pratica di attività invernali sostenibili, come lo sci di fondo e lo sci alpinismo, e da qui poter ammirare inoltre alcune tra le più alte vette dell’Appennino Centrale.
Successivamente la salita è divenuta più impegnativa, e dopo l’attraversamento di una fitta e bellissima faggeta, si è giunti sulle creste sommitali da cui è balzato agli occhi di Tutti lo stridente contrasto tra il versante Orientale, ancora relativamente selvaggio ( con l’unico segno antropico rappresentato dalla presenza della strada sterrata che percorre la vallata dei Piani di Pezza), e quello Occidentale, in cui invece spicca la presenza delle innumerevoli strutture metalliche e degli sbancamenti realizzati per il comprensorio sciistico del Monte Magnola;
purtroppo la loro presenza ha impattato fortemente sull’aspetto di una bellissima vallata glaciale appenninica, che ormai è assimilabile più che altro ad una sorta di deserto d’alta quota, vista l’impossibilità per il manto erboso di crescere e di potersi rigenerare adeguatamente nel corso della breve, a queste quote, stagione estiva, e tenuto conto anche delle massicce opere di sbancamento e di movimento terra effettuate per la realizzazione di opere quali lo snowpark, dove si è addirittura sacrificata una collinetta, e le cui strutture, quali i salti, sono stati realizzati direttamente con la terra anziché, come dovrebbe essere più logico ed ecologico, direttamente con la neve disponibile durante la stagione invernale.
Giunti alla Capanna Brin, a quasi 2.000 metri di quota, il Gruppo si è riposato sotto i caldi raggi del Sole che ci hanno accompagnato per tutta la giornata, e dopo la sosta pranzo ed un “acceso” confronto tra i Partecipanti sui rischi che potrebbero correre in futuro altre montagne dell’Italia Centrale a causa delle numerose istanze che continuano a provenire da varie direzioni in nome di un presunto sviluppo economico che dovrebbe coinvolgere altre aree, è iniziato il percorso di discesa dell’itinerario ad anello, effettuato lungo le piste di sci che è stato reso piuttosto difficoltoso proprio per la loro natura artificiale e per la notevole presenza di brecciolino instabile, che ha messo a dura prova l’equilibrio (e le ginocchia…) dei Partecipanti;
a differenza infatti di quanto generalmente accade nelle località sciistiche alpine, dove le piste sono realizzate direttamente sulle pendici erbose, sugli impianti di Ovindoli esse sono state tracciate come vere e proprie strade sterrate, che ogni anno, per essere mantenute in efficienza necessitano di essere percorse da mezzi pesanti , e che per assecondare le continue evoluzioni delle attuali tecniche sciistiche tendono ad allargare sempre più la larghezza delle stesse.
Per sopperire poi alla sempre più frequente carenza di neve, data l’irregolarità delle precipitazioni nel corso degli ultimi inverni, le principali piste sono state dotate di moderni impianti di innevamento artificiale, che però presentano la controindicazione di un notevolissimo consumo di acqua, con conseguente impatto ambientale sulle risorse idriche presenti.
In definitiva a fine giornata si è giunti alla consapevolezza che l’attività ludico/sportiva dello sci di discesa richiede un’ingente sfruttamento di risorse, sia materiali che energetiche, che non sempre assicurano un adeguato ritorno economico all’investimento iniziale, soprattutto alla luce dei costi successivi da sostenere necessari al mantenimento della struttura.
Una raccolta di foto di questa giornata possono essere visualizzate al seguente link: FOTO