
Considerazioni Sulla Sentenza Del Consiglio Di Stato Del 20 Agosto Sulle Cave In Apuane
01 Settembre 2022 ore 09:00 - 19:00
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Considerazioni sulla sentenza Consiglio di Stato del 20 agosto sulle cave in Apuane
Club Alpino Italiano – Gruppo Regionale Toscana
A proposito della sentenza del Consiglio di Stato pubblicata il 20 agosto sul ricorso fatto riguardo
all’escavazione nelle Alpi Apuane, a cui abbiamo partecipato, esprimiamo alcune considerazioni.
Innanzitutto rispettiamo la sentenza emessa e ne prendiamo atto. E’ un dovere a cui sottostiamo.
Ciò non vuol dire che accettiamo quanto avviene quotidianamente nelle Apuane e i rilevanti danni
ambientali che derivano da una escavazione senza limiti, non esclusivamente per il prezioso marmo come
ipocritamente viene affermato, ma per ottenere il carbonato di calcio che è ormai l’85% della produzione.
Ci sembra assurdo distruggere le montagne, alcune già eliminate e altre fortemente compromesse, per
fare prevalentemente polvere. Ciò non fa parte della tradizione locale che spesso viene richiamata. E’ su
questo aspetto che ci aspettiamo una maggiore sensibilità dalla politica, oggi prona agli interessi delle
imprese marmifere.
Il Consiglio di Stato ci ricorda che all’origine di quanto avviene c’è una legge regionale, per noi sbagliata, di
cui siamo consapevoli e che ha determinato questa sentenza.
Il PIT originale, oltre a considerare in modo diverso le cosiddette “aree contigue”, dava dei limiti agli inerti
che poi sono stati inopportunamente estesi (oggi in quantità esagerata) causando allora le dimissioni
dell’assessore che aveva elaborato tale legge, e oggi i danni all’ambiente di cui ci lamentiamo. Per noi sono
scelte sciagurate volte a riaperture di cave già dismesse e all’estensione di quelle operative, affidando alle
imprese, che fanno esclusivamente il loro interesse, la tutela dell’ambiente.
Ciò che avviene nel territorio non è nel prioritario interesse della popolazione locale come si insiste a dire;
è certamente una visione miope: quando le montagne non ci saranno più, quando le copiose acque apuane
saranno completamente compromesse o scomparse, qualcuno dovrà fare un esame di coscienza, ma sarà
tardi. Va inoltre detto che ci sono molte “comunità”; che hanno danni dall’attività di escavazione, basti
pensare ai limiti per l’agricoltura, per i rifugisti, le guide ambientali e per molti cittadini e cittadine che
devono sopportare gli oneri economici per avere il diritto all’accesso all’acqua potabile (es. sorgente del
Cartaro a Massa), per non parlare della perdita di circa 1000 dei posti di lavoro nel settore lapideo e di circa
70 piccole aziende negli ultimi 30 anni.
E’ certo che vigileremo e segnaleremo agli organi competenti gli eventi che non sono conformi alla
legislazione o che danneggiano acque e cavità nei pressi delle cave. Pretendiamo una maggiore osservanza
delle leggi da parte delle imprese che, come è noto, molte di esse spesso tendono a derogare spesso con la
complicità della politica.
Un aspetto che ci amareggia della sentenza è che la tutela dell’ambiente non è un “valore finale e
assoluto” che prevale su tutti gli altri ma è funzione di un obiettivo ulteriore -il miglioramento delle
condizioni di vita delle comunità locali- e dunque deve e può armonizzarsi con le attività economiche
esistenti. In pratica, secondo noi, una politica errata che dà priorità esclusiva ad alcuni aspetti economici,
come di fatto avviene da molti anni, giustificherà ogni distruzione e danno ambientale. Gli interessi di
alcuni penalizzeranno la qualità della vita di tanti altri.
.
L’ipocrisia della politica porta a rammaricarsi della crisi climatica ignorando il fatto che l’ambiente è il
motore inceppato, distrutto da cementificazioni selvagge e da assenza assoluta di rispetto; ma malgrado i
danni evidenti si continua a perseguire scelte sbagliate.