Un evento come un incidente in montagna presenta alcune caratteristiche specifiche:
- È improvviso e inaspettato. Arriva senza preavviso, senza darci il tempo di prepararci.
- Modifica la percezione di come le cose dovevano andare. Interrompe la sensazione che “la vita abbia un senso” e scardina le nostre certezze su come funziona il mondo.
- Crea una frattura: un prima e un dopo. Segna un confine netto nella nostra storia personale, dividendo il tempo in due.
È importante capire che lo stesso evento può accadere più volte senza lasciare tracce profonde, e poi – per una serie di condizioni o perché supera le nostre capacità di fronteggiarlo in quel momento – una volta può impattare in modo molto forte. Non dipende dalla “forza” o dal “carattere”, ma da come il sistema nervoso e la memoria emotiva elaborano lo shock.
L’effetto che quell’esperienza lascia dentro di noi potrebbe evolversi in un Trauma psichico. Questo è la reazione emotiva, fisica e mentale a qualcosa che supera la nostra capacità di farvi fronte in quel momento.

Come reagisce il cervello allo shock
Il cervello, di fronte a un’esperienza troppo intensa, cerca di proteggersi. L’amigdala, la parte che rileva il pericolo, attiva risposte automatiche di attacco, fuga o immobilità. In quei momenti, l’obiettivo non è “capire” cosa sta succedendo, ma restare vivi.
Il problema nasce quando, anche dopo che il pericolo è passato, il corpo continua ad agire come se fosse ancora in allarme. Il cervello fatica a collocare l’esperienza nel passato: per questo alcune persone rivivono l’evento sotto forma di flashback, incubi o sensazioni fisiche improvvise (tachicardia, sudore, tensione).
Possono emergere ansia, difficoltà a dormire, irritabilità, o momenti in cui il ricordo si impone con forza. Tutto questo non è un segno di debolezza, ma una risposta fisiologica normale a un evento straordinario. Con il tempo e con un adeguato supporto terapeutico, il cervello può imparare a riconoscere che il pericolo è finito e a reintegrare l’esperienza nella memoria narrativa della vita.
Tre tipi di trauma
Si tende a pensare che solamente chi vive l’evento in prima persona possa venire colpito dall’evento stesso ma non è così. Infatti esistono diversi tipi di trauma:
- Trauma diretto: quando viviamo in prima persona un incidente o una situazione di pericolo estremo.
- Trauma vicario: quando riguarda qualcuno a cui siamo legati – compagni di cordata, familiari o amici. Anche senza essere presenti, possiamo interiorizzare parte del dolore e dello shock, vivendo immagini o sensazioni intrusive come se l’evento fosse nostro.
- Trauma cumulativo: quando viviamo o ascoltiamo molte esperienze traumatiche nel tempo, senza riuscire a elaborarle pienamente. È frequente nei soccorritori o in chi affronta perdite ravvicinate.
Il dolore non va misurato in base alla vicinanza fisica all’evento, ma accolto per ciò che è. Tutti e tre i tipi di trauma meritano attenzione e cura.
Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112.
Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 tutti i giorni dalle 9 alle 24, oppure via WhatsApp dalle 18 alle 21 al 324 0117252. Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.