La via della formica rufa – Val Arigna – 26/09/2025

Informazioni Logistiche

 Uscita riservata ai Soci CAI , con mezzi propri.

L’adesione all’uscita implica l’accettazione del regolamento Escursioni consultabile al seguente link : Regolamento escursioni

Per raggiungere Briotti

Si percorre da Sondrio la Statale 38 in direzione di Tirano, si incontra, sulla destra, la deviazione per San Luigi di Sazio e Arigna. La strada, prima scende e attraversa l’Adda, poi si inerpica verso l’abitato di Sazio e, con un percorso tortuoso, giunge alle case di Fontaniva (Arigna).

Qui sì volge a destra e si giunge a Briotti. Prima di entrare nel nucleo, ci si imbatte — sulla destra — in un ampio parcheggio (manifesti del Parco delle Orobie

Descrizione Itinerario

SALITA

Lasciata l’auto, si attraversa la strada e si risale il largo sentiero in calcestruzzo che adduce alla chiesetta di Briotti e alle case del “centro” (dove ci sono una fontana e un minuscolo parcheggio). Appena entrati tra le case, csi dirige a sinistra e si imbocca il sentiero per i laghi di Santo Stefano. La salita si presenta complessivamente come una lunghissima diagonale verso sud-sud est.

Attraversati i primi prati, il sentiero diviene una stradicciola che conduce al solco del Tripolo (è un torrentello che qui appare insignificante, ma che altrove ha inciso profonde e ripide forre).

Superata una fascia di bosco di abeti rossi assai ricca di funghi (quando ci sono), si esce tra i pascoli della baita Spanone (1.559 m), ormai abbandonata da decenni. È qui che vivono decine di milioni di Formiche rufe che si muovono per tutto il bosco raccogliendo, con pazienza e tenacia, aghi d’abete per costruire i loro enormi nidi. Le vedrete scorrazzare perogni dove, apparentemente in modo anarchico e senza senso, in realtà seguendo un ben preciso itinerario e partecipando a uno sforzo collettivo teso al benessere complessivo della colonia. Basta fermarsi a osservare il loro instancabile viavai per accorgersi che ciascuna formica si muove all’interno di un disegno generale ricco di fascino, anche se apparentemente casuale e spesso difficile da cogliere. Un’altra fascia di abeti porta ad un ampio solco vallivo, risalito il quale ci si trova davanti alla diga di Santo Stefano e alla chiesetta che porta lo stesso nome. Lasciato a sinistra il sentiero che conduce alle baite Quai e al rifugio Donati, si contorna il muro della diga sulla destra e si giunge al lago (1.848 m). Proseguendo fino al punto d’incontro con il torrentello che alimenta il lago artificiale, si perviene all’alpe S. Stefano.

DISCESA

La discesa che proponiamo, molto interessante, può presentare però qualche problema di orientamento e quindi deve essere assolutamente effettuata da escursionisti esperti (ore 3-3.30).

Dall’alpe Santo Stefano, al termine del lago, si sale in pochi minuti ai ruderi dello stallone soprastante e si segue, per un breve tratto, il sentiero che conduce al Lago di Sopra e alla bocchetta di Santo Stefano. Raggiunto un piccolo dosso, si incontra sulla destra il sentiero per il Tripolo.

Serpeggiando dentro la pungente festuca dei pascoli abbandonati e ciuffi di ontani, il sentiero, che si fa stretto e non sempre ben visibile, raggiunge la sommità della dorsale che separa la valle dei laghi da quella del Tripolo (quota 2.025 m ca). In basso si può scorgere la baita del Tripolo. Noi proseduiamo sul sentiero in direzione del Rifugio Gino e Massimo che raggiungeremo in circa 50 minuti. Dal Rifugio scendiamo più in basso, alla baita del Tripolo (1.756 m). Sotto la baita il tracciato scende sulla sinistra del solco vallivo, arriva a Campei e, più in basso (quota 1.325 ca) incrocia una stradicciola. Seguendo questa, che più sotto si fa strada, si ritorna a Briotti.

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