In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una costante crescita d’interesse verso le montagne da parte di frequentatori non abituali, dovuta sia alla crescente attenzione per le attività all’aria aperta, sia per motivi imprevisti, come gli effetti conseguenti alla recente crisi pandemica. Se per un verso la cosa è senza ombra di dubbio motivo di soddisfazione, dall’altro evidenzia una serie di problematiche e criticità che necessariamente devono essere affrontate non soltanto sul piano culturale, ma anche su quello educativo, delle conoscenze. Difatti all’entusiasmo e al desiderio di sapere che caratterizzano l’attività di questi “nuovi turisti” spesso fanno da contraltare comportamenti sbagliati, frutto di scarsa formazione se non di improvvisazione. L’andare in montagna richiede, oltre alla preparazione fisica, una certa dose di prudenza derivante dalla consapevolezza della presenza, in ogni caso, di un qualche rischio nell’attività che andiamo a svolgere. Tale rischio, sebbene non eliminabile, può essere tuttavia significativamente ridotto attraverso un approccio che sia responsabile e rispettoso dei valori e delle difficoltà che la montagna ci propone. Difatti la consapevolezza dei propri limiti e la capacità di saper rinunciare rappresentano due caratteri imprescindibili che ciascun escursionista dovrebbe possedere. Come sostiene giustamente Marco Dellantonio, presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, “bisogna vivere la montagna con prudenza, serve documentarsi in maniera approfondita, scegliere con attenzione le attività in base alla propria esperienza e alle proprie competenze e, soprattutto, saper rinunciare”.
Non a caso con l’aumentare del numero di coloro che frequentano la montagna è aumentato a dismisura anche il numero degli incidenti. Nel corso del 2022 sono stati effettuati 10.367 interventi di soccorso con 5.823 feriti e 504 decessi, con un incremento di questi ultimi del 13,5% rispetto all’anno precedente. In molti casi gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa preparazione se non addirittura ad una sopravvalutazione delle proprie capacità associata ad una scarsa valutazione del percorso che si vuole seguire e dei relativi rischi. Per molti degli infortunati spesso si tratta delle prime esperienze di attività in media e alta montagna.
Sono proprio queste le considerazioni che hanno spinto la nostra Sezione negli anni scorsi a elaborare, d’intesa con l’Istituto Comprensivo di Leonessa, un progetto destinato agli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado con l’intento di fornire loro indicazioni utili per vivere le esperienze in montagna con maggiore consapevolezza e indipendenza e soprattutto in condizioni di più elevata sicurezza. Sotto l’aspetto umano poi l’obiettivo è stato quello di stimolare nei giovani l’entusiasmo e la passione per la montagna, di trasmettere loro il senso e l’importanza dello stare insieme, del condividere i piaceri e le fatiche propri di questa attività. Forti di questa esperienza abbiamo ritenuto che poteva essere cosa utile condividerla con un pubblico più vasto, rappresentato dai lettori di questa rivista. Si tratta per lo più di oriundi o comunque di persone legate alla nostra terra e, in particolare, alle nostre montagne ai quali vogliamo dare, in maniera semplice e immediata, alcune indicazioni, dei semplici consigli su come affrontare una passeggiata o un’escursione sulle
nostre montagne. A partire da questo numero e nei numeri successivi della rivista affronteremo ogni volta un argomento diverso, spaziando dalle attrezzature all’abbigliamento, dall’alimentazione ai comportamenti da tenere in montagna, e così via. Iniziamo il nostro percorso parlando in questo numero delle motivazioni più profonde del nostro andare in montagna nonché della sentieristica CAI, quale principale infrastruttura per la scoperta dell’ambiente naturale.
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