La prima volta che andai sulla Montagna del Caperrino quattro o cinque anni fa rimasi colpito dalla sua bellezza inattesa. La mutata prospettiva a porre in basso quel che ero abituato a vedere verso l’alto mi fece tornare in mente la parte iniziale di “Lucania” di Leonardo Sinisgalli.
Il lungo cammino attraverso il crinale con la veduta verso nord a spaziare dalle sottostanti Dolomiti di Castelmezzano e Pietrapertosa e oltre, da Albano a Genzano e la Murgia, mi diede il senso tangibile di quel “… la Lucania apre le sue lande…”. Un senso di grande pace a seguire il ritmo incalzante dei versi precedenti.
Da allora Caperrino è divenuto sinonimo di Lucania, pietra di paragone per tutte le mie montagne.
Oggi tornandoci avevo timore che il suo ricordo potesse perdere parte del suo smalto. Invece no.
La compagnia di Elisabetta, Giulia, Fabio, Julian, Orazio, con la loro tenacia, stupore, allegria ha dato valore aggiunto a un già prezioso ricordo.
Lo sguardo felice di chi con fatica ha raggiunto la meta ti entra nel cuore.



