Lassu’, sul tetto della Sila il vento sfrangia e sfiocca le nuvole. A cavallo tra lago Arvo e conca di Cecita. Tra le grandi pinete e le faggete che fanno da coperta ai fianchi della lunga dorsale della Porcina. Dove l’autunno non è un foglio di calendario ma il freddo che scorre sul volto e sulle braccia. I rami carichi di foglie ingiallite. La luce del pomeriggio, finalmente morbida. Un orizzonte di pini e di nuvole che illumina il tepore di un rifugio. Un gruppo di amici che si stringono intorno a vecchi tavoli di legno. Dividendo racconti e pane. E motivazione. Che rende lievi i nove chilometri di cammino all’andata e altrettanto lievi i nove chilometri del ritorno. Lo sguardo spazia a Sud verso le dorsali montuose che corrono lungo i paralleli, a Nord verso i confini della Calabria. E proietta nella nostra mente paesaggi. Non solo fisici, ma dell’anima.
Piergiorgio Iannaccaro


