Certe domeniche non si dimenticano.
Quella del 23 novembre, tra i primi geli che hanno imbiancato i monti calabresi e un cielo sorprendentemente sereno sopra Catanzaro, è stata una di quelle giornate che ti entrano dentro e rimangono lì, come una piccola luce.
Noi dei Mistery Hunters, insieme al CAI di Cosenza, siamo stati accolti e guidati dal CAI di Catanzaro, in particolare dal Presidente Pier Giorgio Iannaccaro e dal Segretario e Accompagnatore di Escursionismo Marco Garcea, in un’avventura a piedi che non è stata una semplice camminata… è stato un viaggio nella memoria della città, nella sua natura, nei suoi respiri antichi.
La nostra escursione è partita da Piazza Matteotti, davanti al Cavatore, la statua-fontana in bronzo realizzata da Giuseppe Rito negli anni ’50. Simbolo della forza e della resilienza del popolo catanzarese, raffigura un operaio che scava nella roccia, un omaggio al lavoro duro che ha forgiato l’identità della città. Vederlo brillare sotto il sole limpido di questa domenica è stato come ricevere il primo messaggio silenzioso della città: “Benvenuti, qui ogni pietra racconta.”
Dopo un piccolo briefing, abbiamo raggiunto il vicino Complesso Monumentale del San Giovanni, sull’area dell’antico Castello Normanno costruito nell’XI secolo da Roberto il Guiscardo e in parte distrutto nel Quattrocento. I materiali del castello furono riutilizzati per la Chiesa dei SS. Giovanni Battista, ricca di simboli dei Cavalieri di Malta.
Oggi il San Giovanni, restaurato, è uno dei più importanti poli culturali ed espositivi dell’Italia meridionale e ha segnato l’inizio del nostro cammino nel centro storico di Catanzaro, seguendo il “Percorso dei Vicoli”, un intreccio di strade strette, archi, scalette, piazzette e palazzi segnati dal tempo.
È stata una passeggiata romantica, autentica, di quelle che ti fanno rallentare il passo solo per guardare meglio. Davanti a noi panni stesi tra una finestra e l’altra, come una scenografia spontanea, portali di pietra consumati ma eleganti, ognuno con una storia segreta, antiche chiesette purtroppo quasi tutte chiuse, che però, proprio così, mute e misteriose, sembravano custodire ancora di più la loro sacralità.
E poi i quartieri storici, Case Arse, Cocole, Pianicello, Stella, Filanda, Carbone, Santa Barbara, Carmine, Grecia, Giudecca, si sono rivelati come gioielli nascosti ognuno con la propria storia che non vuole essere dimenticata.
Ogni tanto, all’improvviso, si apriva una balconata: lo sguardo scivolava verso il mar Ionio, verso la luce che dilaga sull’istmo più stretto d’Italia, e restavamo tutti in silenzio, rapiti da un panorama che pareva dipinto.
Tra racconti storici e ricordi, camminando tra scorci antichi e vissuti, ci ritroviamo davanti a luoghi iconici tra cui la dimora di Mimmo Rotella , artista di fama internazionale, e il palazzo che un tempo ospitò l’albergo dove soggiornò George Gissing. In quelle pagine di viaggio del suo libro “Sulle Rive dello Jonio” compariva il nome dell’albergatore, Coriolano Paparazzo. Fu proprio quel nome a ispirare anni dopo Fellini per creare il celebre termine “paparazzo”.
Immersi in questo intreccio di arte, letteratura e memoria, ci siamo imbattuti anche nel sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, un incontro inatteso ma cordiale che ha aggiunto alla nostra camminata quel tocco autentico e quotidiano che rende un’esperienza davvero viva.
Prima di lasciare la città vecchia, siamo stati accolti nella sede del CAI di Catanzaro, dove ci aspettava un dolcino preparato apposta per noi, semplice e buonissimo, quasi simbolico del sapore genuino di questa comunità.
Dove la Catanzaro moderna comincia a dissolversi e il verde prende il sopravvento, ecco il Parco della Biodiversità Mediterranea con le sue opere di artisti di fama mondiale che emergono all’improvviso tra alberi, prati e sentieri. Dopo il pranzo a sacco immersi nella bellezza di questo angolo di paradiso al centro della città, incomincia il capitolo naturalistico del nostro cammino.
L’autunno, qui, profuma ancora di vita. Abbiamo camminato lungo il sentiero 306 del CAI, tra macchia mediterranea rigogliosa e un bosco che sembrava volerci raccontare l’inverno che arriva.
E soprattutto… abbiamo gustato i “cacummari”, i corbezzoli, rossi e dolci come piccole gemme selvatiche. Mangiarli lì, appena colti, tra i rami che si muovevano al vento, è stata un’esperienza semplice ma intensa.
Poi, la memoria: abbiamo raggiunto il ponte da dove, il 23 dicembre del 1961, cadde il treno delle Calabro-Lucane, nella tragedia dell’incidente ferroviario della Fiumarella che costò la vita a 71 passeggeri. Un luogo che parla ancora, con un silenzio che pesa e che insegna.
Infine, abbiamo esplorato la miniera di barite, con le sue rocce dalle sfumature verdi, quasi scolpite da un artista. Una sorpresa geologica, un geosito prezioso che racconta la storia mineraria della zona e la forza antica della terra.
Ogni passo di questo trekking, lungo 12 km, ricco di sorprese ad ogni passo, emozionante per le storie che racconta, ci ha fatto scoprire una Catanzaro diversa da quella delle cronache e dei luoghi comuni. Una città romantica, complessa, gentile, sorprendente. Una città che devi attraversare piano, per ascoltarla davvero.
Se vuoi vivere una giornata fuori dal tempo, fatta di pietra e vento, di panorami sul mare e sulle montagne, di arte nascosta, di storia e spiritualità, di natura e di incontri sinceri, allora Catanzaro è pronta a raccontarti tutto ciò che non sapevi di lei.
Basta solo… mettersi in cammino!!!
Articolo e foto di Alfonso Morelli – ORTAM (Operatore Regionale Tutela Ambiente Montano – Cai) – Team Mistery Hunters







































