“Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per
un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.”
Vivaddio, un corso per Accompagnatori non ha risvolti così drammatici. Ma la sintesi tratta dal monologo del coach Toni D’Amato, mirabilmente interpretato da Al Pacino, ha il pregio di racchiudere quel vortice di impegno, passione, sacrifici e aspettative che ci accompagnano dall’inizio alla fine di un corso per Accompagnatori.
I centimetri sono tutti gli obiettivi che, uno ad uno, mettiamo assieme, dal confronto iniziale, tra istruttori, nella fase di progettazione, alla consegna del titolo.
Il primo centimetro è il più articolato: cosa significa essere un titolato del Club Alpino Italiano. Indipendente dalla specificità, quale deve essere il linguaggio tecnico culturale che accomuna e distingue il titolato CAI. Quale la base culturale comune. E poi, come si traduce tutto questo nella nostra specificità, nel compito principale che ci viene affidato dal CAI: avvicinare i giovani alla montagna e al sodalizio. Su questa sfida, da anni, la Scuola di Alpinismo Giovanile del VFG, sta costruendo una diga immaginaria che raccolga esperienze e sperimentazioni sia provenienti dall’interno del CAI sia esterne. Esperienze che vanno a formare l’ossatura portante del nostro essere Accompagnatori oggi, ma soprattutto in futuro sempre più incalzante perché stimolato dai repentini cambiamenti degli adolescenti.