Descrizione della struttura
La struttura di Pian della Rena è composta da alcuni immobili, di servizio alla cava di steatite attiva dalla metà dell’800, appartenenti al Patrimonio Agricolo Forestale della Regione Toscana denominato “Colline Livornesi” e catastalmente ricadenti nel Comune di Livorno.
Gli immobili erano destinati originariamente ad ospitare il personale dedicato alla guardiania della vicina cava di steatite (casa del custode), il ricovero dei mezzi operativi e l’ospitalità del personale operativo.
La struttura, la cui gestione fu delegata con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 241 del 23.12.2003 alla Provincia di Livorno, dopo un lungo periodo di abbandono fu data in concessione negli anni ‘90 all’USL 6 – Livorno che vi ospitò una comunità di recupero di tossicodipendenti fino agli inizi del 2013.
Per non favorire il degrado delle strutture, la Provincia di Livorno ha successivamente affidato la custodia degli immobili alla Sezione di Livorno del Club Alpino Italiano e a Legambiente, due associazioni tra le più attive per la tutela e salvaguardia dell’ambiente collinare, per svolgerci attività che “perseguano i fini e gli obiettivi di cui all’art. 27 della L.R. 39/2000 ed in particolare rivolte alla promozione dell’uso sociale del bosco e delle attività ricreative-culturali ad esso correlate”.
Dal 2018 le competenze che erano proprie della Provincia di Livorno sono state trasferite dalla Regione Toscana all’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere con sede a Massa Marittima che ha continuato ad affidare la custodia degli immobili alla Sezione di Livorno del Club Alpino Italiano con convenzione di durata annuale rinnovabile di anno in anno.
Inquadramento geografico
La struttura di Pian della Rena si trova all’interno del “Parco Provinciale dei Monti Livornesi”, oggi trasformato in Riserva Naturale regionale “Monti Livornesi”, con le seguenti coordinate geografiche ad una quota di circa 192 m s.l.m.
Il nuovo “Sistema integrato delle aree protette dei Monti Livornesi – Isola di Biodiversità” comprende:
— La riserva naturale regionale denominata “Monti Livornesi” (RRLI03) corrispondente all’area già classificata come “Parco provinciale”, con limitati aggiustamenti cartografici.
— Le aree contigue alla riserva di nuova istituzione, ricomprendenti le seguenti aree dapprima classificate come ANPIL: “Parrana San Martino” e “Colognole” nel Comune di Collesalvetti, “Foresta di Montenero” e “Foresta Valle Benedetta” nel Comune di Livorno”; tra le aree contigue c’è il nuovo inserimento di un’area nel Comune di Rosignano che fa da raccordo tra la Riserva (i Poggetti) e l’area ex SIR Monte Pelato.
— Il pSIC “Monti Livornesi”, codice Natura 2000 IT5160022, ai sensi della Direttiva “Habitat” e dell’art. 73 della L.R. 30/2015, comprendente l’area di Riserva Regionale e relative aree contigue, le ex ANPIL “Torrente Chioma” nel Comune di Livorno e “Parco del Chioma” nel Comune di Rosignano Marittimo, l’ex sir “Monte Pelato” (tale area è stata rivista, ingrandita e messa in continuità con l’area del Chioma). Due aree sono state aggiunte anche nell’area nord nei Comuni di Livorno e Collesalvetti.
— Infine l’area denominata “Calafuria – area terrestre e marina” quale pSIC con il codice Natura 2000 IT5160023 ai sensi della Direttiva “Habitat” e dell’art. 73 della L.R. 30/2015, comprendente anche il territorio già classificato quale SIR “Calafuria” con l’aggiunta di una parte terrestre in più verso sud e la parte a mare.
Vie di accesso
La struttura può essere raggiunta, solamente a piedi, a cavallo o con la mountain bike. I mezzi motorizzati possono accedere, solo per giustificati motivi, previa autorizzazione dell’Unione di Comuni montana Colline Metallifere.
Di seguito le indicazioni per raggiungere la struttura dai diversi punti di accesso.
Castellaccio (accesso da sentiero 140)
Alle prime case di Castellaccio, si prende a sinistra uno stradello in leggera salita, dal fondo sconnesso, seguendo le indicazioni per il Patrimonio Agricolo Forestale Regionale e per il cippo ai Partigiani; dopo circa 100 m si giunge alla sbarra da cui inizia il sentiero 140 e prima della quale si può parcheggiare (pochi posti lungo lo stradello). In alternativa, si può giungere alla sbarra lasciando la macchina al parcheggio della pineta di Montenero (dove è presenta anche un’area per la sosta, attrezzata con tavoli, fontanella e barbecue), 400 m prima di Castellaccio, seguendo poi la freccia per il segnavia 140.
Circuito di Montenero (accesso da sentiero 138)
Salendo lungo il circuito di Montenero, 700 metri dopo il bivio per il Santuario, si incontra sulla sinistra, un parcheggio con staccionata in legno; si prosegue a piedi sulla strada sterrata verso la sbarra dove ha inizio il sentiero 138.
Fattoria Ongrilli (accesso da sentiero 136)
Dalla Via del Pino, quasi al termine di un rettilineo, in corrispondenza di una casa diroccata si gira a sinistra in Via de L’Ongrilli, al termine della quale si può accedere a piedi al sentiero 136, seguendo dapprima un sentiero in discesa e poi a destra una strada sterrata.
(in realtà al sentiero 136 si accede anche da un cancello di ingresso “a proprietà private” con passo pedonale laterale aperto situato alla fine di Via di Monterotondo)
Podere del Puntone (accesso da sentiero 132)
Dalla Strada Provinciale di Popogna, subito dopo aver superato il Rio Ardenza, si incontra un bivio a destra (via del Puntone), segnalato da un cartello segnaletico del Patrimonio Agricolo Forestale Regionale e da un segno bianco e rosso. La strada, privata e dal fondo sconnesso, segue alcune case, fino ad un bivio a T, al quale bisogna girare a sinistra verso il Podere del Puntone, da cui in breve si giunge ad un’area di sosta attrezzata con tavoli e alla sbarra dove ha inizio il percorso, sul sentiero 132.
Cenni storici
“Con molta probabilità il toponimo Pian della Rena deriva dal fatto che il disfacimento naturale delle rocce gabbriche della zona fa assumere alla superficie del terreno un aspetto sabbioso.
Fino alla metà del 1800, Pian della Rena e la vallata del Fosso del Molino Nuovo erano molto frequentate da uomini e mezzi per l’estrazione del minerale alla “Cava delle matite”.
La denominazione “Cava delle matite” fu data quando nella zona iniziarono gli scavi per l’estrazione della steatite, una varietà compatta di talco, che veniva usata per disegnare su pietra e cemento. In particolare veniva usata per produrre i gessi che i sarti utilizzavano per disegnare i tagli di stoffa.
A Livorno era nota anche come gesso micio e veniva usata dai ragazzini per tracciare sui marciapiedi i “circuiti per le … corse ciclistiche”, dove i corridori erano sostituiti con i tappi a corona delle bottiglie.
Dall’utilizzo della steatite per scrivere e disegnare, i livornesi iniziarono a chiamare il luogo la “Cava delle matite”, oggi, erroneamente, chiamata da molti la Cava dell’ematite.
Nella zona si trovano alcuni manufatti, un ponte ed una strada che furono costruiti a seguito dello sfruttamento della steatite. Interessante è la presenza di una sorgente nelle vicinanze, la “Sorgente del Sasso Rosso”, che conserva ancora delle strutture, attualmente fatiscenti. L’acqua magnesiaca di questa sorgente iniziò ad essere messa in vendita già dal 1843 nelle farmacie di Livorno.
La zona risulta frequentata sin dalla preistoria, dall’Uomo di Neanderthal e, successivamente, nel Mesolitico, nel Neolitico e nell’Età dei Metalli, grazie al ritrovamento di numerosi manufatti in pietra.
La vallata è coperta da una fitta macchia mediterranea con interessanti aspetti botanici, in particolare lungo il corso del Botro Molino e nelle radure che si aprono qua e là.
Molto belle sono le fioriture di Thymus striatus ma più appariscenti sono quelle di Campanula medium. Più difficili da osservare, ma anch’esse splendide, alcune orchidee e fra queste, la Dactylorhiza maculata. Le rocce sono rappresentate principalmente da affioramenti di calcari, ma di notevole interesse geologico e mineralogico sono le “rocce verdi” che emergono in vari punti, come i basalti, i gabbri, la serpentinite, le idrotermaliti e il plagiogranito. Non mancano piccoli affioramenti di diaspro rosso.”
Considerato l’ambiente, sono presenti i tipici uccelli di macchia tra cui il pettirosso, l’occhiocotto, la capinera, la cinciarella, la cinciallegra e il fringuello ma anche la tortora selvatica, il picchio verde, il merlo, il fiorrancino, la ghiandaia, lo scricciolo, il verdone e il verzellino. Nelle ore centrali del giorno, in particolare delle giornate assolate, è relativamente frequente osservare la poiana e il gheppio. Tra maggio e giugno, nelle prime ore notturne, è frequente ascoltare il caratteristico canto di due rapaci notturni, l’assiolo e l’allocco.
Tra i mammiferi, oltre all’abbondante presenza del cinghiale, non sono rari gli avvistamenti della volpe, del tasso, della faina, della donnola, dell’istrice e, più raro e localizzato, dello scoiattolo.
In questa area a fine 2015 la Provincia di Livorno ha concluso gli interventi di recupero dell’area forestale demaniale facente parte del Parco Provinciale dei Monti Livornesi e fino al 31.12.2015 di competenza della Provincia di Livorno; l’area è anche censita PAFR. L’intervento ha previsto la sistemazione e riqualificazione dei percorsi appartenenti alla rete della sentieristica del Parco, ricadenti tra Pian della Rena – Monte Rotondo – P. del Puntone – Poggio Sperticaia. L’intervento ha previsto il recupero dei tracciati esistenti, che versavano in uno stato di manutenzione tale da necessitare opere di regimazione delle acque, pulizia delle fasce laterali dalla bassa macchia boschiva e ricarichi con inerti dove necessario lungo lo sviluppo dei tracciati. L’ultimazione dell’intervento di recupero ha anche previsto l’individuazione di un percorso ad anello, denominato “Percorso del Pellegrino” (data la vicinanza al Santuario di Montenero) e l’installazione di apposita segnaletica verticale (integrata con la segnaletica orizzontale), nonché la realizzazione di materiale divulgativo quale brochure, mappe e uno specifico sito web www.percorsodelpellegrino.it tuttora attivo.
Descrizione dell’insediamento
L’insediamento di Pian della Rena è costituito da 3 immobili: un edificio principale dislocato su un unico piano rialzato adibito originariamente ad abitazione del custode e comprendente nel piano seminterrato locali per l’immagazzinamento di attrezzature da lavoro, legna per il riscaldamento e un locale che ospitava la caldaia a gas; un edificio situato sopra il piano della strada sterrata (sentiero 136) che probabilmente era destinato all’ospitalità del personale che lavorava nella vicina cava di steatite (attualmente non agibile per la presenza di crepe nelle strutture portanti) e un capannone destinato al ricovero dei mezzi operativi.
Presso il capannone sono ancora visibili i resti dei manufatti in pietra per l’estrazione del minerale della cava di steatite.
Edificio Principale
Edificio Destinato ad Ospitalità del Personale
Edificio Ricovero Mezzi Operativi
L’insediamento è fornito di energia elettrica proveniente dalla cabina elettrica sita nella frazione del Castellaccio mediante una linea elettrica aerea con pali di legno come sostegni e di acqua potabile proveniente dall’acquedotto comunale che alimenta la frazione del Castellaccio il cui allaccio è stato dismesso unilateralmente dall’ente gestore (ASA).
Nei pressi dell’edificio principale sono inoltre presenti 2 pozzi artesiani.
Dal 2013 ad oggi diversi sono stati gli interventi effettuati dal Club Alpino Italiano per la messa in sicurezza degli immobili, con particolare riferimento all’edificio principale (sistemazione del tetto a causa dell’asportazione fraudolenta delle grondaie di rame, rifacimento della recinzione dell’area prospiciente l’ingresso dell’edificio principale, divieto di ingresso in alcune zone oltre ad altre migliorie per aumentarne l’abitabilità, riparazione dell’impianto a gas, tinteggiatura dei vani interni, potature esterne, ecc.) nonostante le condizioni dell’Atto Autorizzativo sconsigli di fatto qualsiasi intervento di sistemazione.
In effetti l’Atto Autorizzativo rilasciato dall’Unione di Comuni montana Colline Metallifere ha una validità annuale ed è soggetto a revoca in qualsiasi momento da parte dell’Amministrazione concedente per sopravvenute esigenze di pubblico interesse. Risulta chiaro che un atto del genere impedisce di fatto qualsiasi intervento per la conservazione del patrimonio edilizio che ecceda somme insignificanti.
Attività svolte dalla Sezione di Livorno presso la struttura di Pian della Rena
Molteplici sono state le attività svolte dalla Sezione di Livorno nella struttura di Pian della Rena dal 2013 ad oggi. In particolare preme ricordare la tappa di arrivo della prima cicloescursione del Raduno Nazionale di Cicloescursionismo del 2017 organizzato dalla Sezione di Livorno con la preparazione di una cena per gli oltre 100 partecipanti, le proiezioni dei ns. soci Giustino Crescimbeni (CAAI) e Guido Spinelli, le feste degli auguri svolte sistematicamente prima delle festività natalizie, le serate estive per l’osservazione delle lucciole e i pomeriggi culturali dedicati ai soci su temi inerenti la tutela ambientale e l’ambiente in generale, ecc.
Nel corso del 2021 la Sezione di Livorno ha richiesto al Club Alpino Italiano l’inserimento della struttura di Pian della Rena e, in particolare l’edificio principale, nell’Elenco Ufficiale delle strutture ricettive come Capanna Sociale ovvero il riconoscimento della struttura come sede sociale nell’ambiente collinare e dotata di servizi utili all’attività sociale, culturale ed escursionistica.
Il Club Alpino Italiano con Atto n. 53 del 19 giugno 2021 del Comitato Centrale di indirizzo e di controllo (All. 3) ha deliberato l’inserimento della struttura di “Pian della Rena” nell’Elenco ufficiale dei Rifugi ed Opere alpine del Club Alpino Italiano (rifugi, bivacchi, capanne sociali, punti di appoggio e ricoveri di emergenza) come Capanna Sociale “Pian della Rena” della Sezione di Livorno in accordo al “Regolamento strutture ricettive del Club Alpino Italiano”
Il progetto della Sezione di Livorno del Club Alpino Italiano
Il progetto della Sezione di Livorno del Club Alpino Italiano consiste nel destinare la struttura di Pian della Rena e, in particolare l’edificio principale, a centro di accoglienza aperto non solo ai propri soci ma a tutti i frequentatori del Parco delle Colline Livornesi oggi trasformato in Riserva Naturale regionale “Monti Livornesi”: un punto di arrivo e di partenza per le escursioni nel Parco, sia a piedi, sia a cavallo che in mountain bike.
Un presidio di ospitalità sobrio, essenziale e sostenibile, presidio culturale e del territorio, centro di attività divulgative, formative, educative e di apprendimento propedeutiche alla conoscenza e alla corretta frequentazione della Riserva Naturale dei Monti Livornesi. Un laboratorio che sa contenere insieme etica dell’escursionismo, socialità, accoglienza, alta performance in ambiente, turismo consapevole, rispetto e tutela del paesaggio collinare.
Una struttura organizzata per dare ospitalità e possibilità di sosta, dotata di materiale di pronto-soccorso e punto di vigilanza contro gli incendi.
Non si prevede, almeno in una fase iniziale, di fornire ristoro, pernottamento e servizi connessi a soci e a terzi in quanto soggetti ad autorizzazioni specifiche da parte delle autorità competenti (USL e VVF).
In ogni caso, già oggi, all’interno e negli spazi adiacenti alle strutture è previsto il divieto di fumo, di consumare pasti e bevande fuori dagli spazi dedicati, di accendere fornellini o fiamme libere fuori delle eventuali postazioni appositamente predisposte e in ottemperanza ai divieti di volta in volta applicabili, di utilizzare apparecchiature sonore, di. abbandonare rifiuti all’interno o all’esterno e di introdurre animali negli spazi chiusi.
Un progetto di tale tipo richiede innanzitutto un affidamento continuativo alla Sezione di Livorno da parte dell’Ente proprietario proprio per ammortizzare nel tempo qualsiasi investimento fatto nell’ammodernamento della struttura anche ai fini della sicurezza e utilizzando sovvenzioni concesse sia dal CAI, sia da parte di eventuali enti pubblici e privati interessati alla valorizzazione della struttura all’interno del Parco delle Colline Livornesi.